anno iOUo—1050. 359 dogi di Venezia continuarono sempre ad usare, e fu loro attribuito nelle pubbliche carte anche dai sovrani stranieri e particolarmente dal papa Benedetto IX, nella famosa decretale contro Popone patriarca di Aquileia. Abbiamo intorno a questo tempo uno storico documento, che ci assicura, non essere stati espulsi dalle veneziane lagune tutti intieramente gli Orseoli, come parecchi scrittori affermarono. Ne devo qui accennare il fatto, perchè serve di appoggio all’acccnnato punto di storia nostra. Tra gli abitanti di Chioggia e Pietro Orseo-lo, figliuolo di quel Domenico Orseolo, clic abbiamo veduto relegato a Ravenna (1), era insorta questione per alcuni fondi di proprietà degli Orseoli, a Conche, a Cesso di canne ed altrove. La questione era stata portata dinanzi al doge, il quale pronunziò la sua sentenza, che può vedersi nel codice Trevisano, intorno l’anno 1049. Ed anche più tardi si trovano memorie, che gli Orseoli possedevano tuttora la suddetta villa di Conche: perchè, nel 1105, Vitta, vedova ed erede di un Domenico Orseolo, ne donò la sua porzione al monastero di san Cipriano di Malamocco, e un’ altra metà di essa la possedeva Ugo Orseolo, cognato di Viltà, fratello per conseguenza del sunnominato Domenico. CAPO XVIII. Inquietudini interne: rinnovazione dei trattati con Arrigo III. Di nuovi dissidii, tra Pepone patriarca di Aquileia e il metropolitano di Grado, parlò il Laugier ai tempi del doge Domenico Contarmi ; ma tacque intieramente quelli, che insorsero sotto il medesimo doge, dopo la morte di quel feroce prelato. Non meno dei primi furono anch’essi di rilevanza; ma finirono con felice riuscita per quella sede perseguitata. Leone IX infatti, pontefice sommo, (!) Pag. 346