anso 997* 303 corsari e dimandarono supplichevolmente la pace. E il doge stava anche per concederla : ma coloro, fosse per tradimento o per pentimento, tutto ad un tratto gridarono all armi. E all’armi gridarono anche i nostri : e, sbarcate a terra le truppe degli arcieri e dei from-bolieri, diedero addosso con impeto maraviglioso ai rivoltosi isolani, li misero in fuga e li costrinsero a ridursi disperati nella loro città. Nè i veneziani se ne ristettero ; gl’ inseguirono animosi su per quelle rupi, ed arrampicandosi per quegli scogli, e con un ardore indicibile diedero la scalala alla città. Lungo e feroce fu il contrasto : alla line poterono impadronirsi di alcune torri, donde, trucidati gli slavi, che le difendevano, penetrarono nella città. Non puossi descrivere l'orrenda strage, che i nostri allora fecero di quc’ selvaggi, sebbene spaventati avessero gettale via le armi e chiedessero in ginocchio, per eccesso di disperazione, la vila. Vi volle tutta la fortezza e l’autorilà dell’Orseolo per costringere i soldati a cessare «lai sanguinoso macello. Egli concesse la vila ai superstiti : ma a patto, che si demolissero le mura e le torri della loro città ; lo che fu eseguito. La caduta di Lagosla intimorì si fattamente tutti gli altri slavi del continente, che i veneziani poterono con tutta facilità impadronirsi dei loro paesi e renderseli perpetuamente soggetti. « E da cre-» dersi, dice il Filiasi (1) , che allora cadesse anche la stessa Na-» tenta e venisse distrutta, poiché non più certamente dopo né essa » né gli slavi suoi vediam figurare nella storia. » — « Eppure ; • osserva egli proseguendo ed ammirando l’importanza di questa » vittoria dei veneziani ; eppure per due secoli c più essi erano » stati il tormento de’ veneziani, de’ greci ed altri popoli; anzi gli » slavi narenlani, assai più molesti e dannosi erano stati a’ dalmati » e greci, che non gli slavi montanari, o croati, o morlacchi, nel • regno slavonico compresi. » Dopo una vittoria sì luminosa, ritornò 1’ Orseolo con tutte le sue truppe nella città di Spalatro, ove si recò ad ossequiarlo il (i) Ton?. VI, rap. XX. pag. 258.