DIOCLEA 285 in quella parte dell’antica Prevalitania, che prese poi il nome di Zeta prima ancora dell’arrivo dei Serbi, e che Dioclea fu edificata per ordine suo, come il grandioso palazzo di Spalato, così poco studiato dagli archeologi italiani. Il signor Giacomo Chindina di Spalato, che ha scritto sul Montenegro un piccolo libro nel quale ha raccolto molte nozioni utili, riporta, to- gliendole dal Mommsen, alcune iscrizioni trovate fra le rovine di Dioclea ed ora conservate nel pa- lazzo del Principe a Cettigne. Secondo gli storici di Ragusa, Dioclea sa- rebbe stata completamente smantellata dagli Avari nel settimo secolo. Ma è un campo ancora quasi inesplorato da- gli archeologi. Da Dioclea andando verso Nikscich si passa sotto a Sputz, (lumaca), la fortezza dinanzi alla quale ho assistito alla scena che ho descritto nel precedente capitolo, e dopo parecchie ore di car- rozza si arriva a Nikscich, passando dinanzi al ce- lebre convento di Ostrog. I montenegrini parlano con un certo orgo- glio di Nikscich e della Nikcischia, cioè della provincia di cui la città, venuta definitivamente in poter loro dopo la guerra, è il capoluogo. E realmente la zona più ridente e più fertile del Principato. Anche la città ha un grazioso