58 LIBRO I, CAPO IX. anche l’isola di Caorle fosse ritornata alla primiera obbedienza. Certo è, che nel tempo del patriarca Giovanni scismatico, ristabilito in Aquileja, come testé io diceva, dai longobardi, il vescovo di Concordia, divenuto cattolico, e perciò molestato assai da quegli ariani, fuggi col suo clero e con buona porzione del suo popolo a cercare asilo nell’ isola caprulana. E poiché i longobardi elessero un nuovo vescovo di Concordia, la sede di Caorle rimase allora disgiunta da quella, e 1’ una e 1’ altra ebbero in seguilo i proprii vescovi successivamente ; benché tra gravi e lunghi contrasti dal-1’ una parte e dall’ altra. Alcuni anni dopo, e più determinatamente, secondo l’opinione di Flaminio Cornaro, circa 1’ anno 635, Paolo vescovo ortodosso di Aitino riparò nell’ isola di Torcello : il suo clero e il suo popolo si sparse per questa e per le altre contigue isolctte. La traslazione della cattedra fu approvata dal papa nel 641, ad istanza del vescovo Maurizio, che, un mese dopo la traslazione della sede, era succeduto a Paolo. Poscia Tricidio, che possedeva la sede di Padova, nè voleva contaminarsi colle dottrine di Ario, lasciò quella città e venne, circa l’anno 640, a Malamocco, traendosi dietro anch’egli una grande moltitudine di famiglie. Contemporanea ai due suindicati fu la fondazione del vescovato di Eraclea, la cui città, come altrove ho notato, aveva già avuto principio alcuni anni avanti. San Magno vescovo di Oderzo vi si trasferì col suo clero e con grandissima turba di popolo, e vi piantò la chiesa cattedrale in onore dell’ apostolo san Pietro. E similmente alle molte emigrazioni degli opiter-gini deve la sua origine, nel 667, Equilio ; città, nei secoli a noi più vicini, nominata Esolo e in veneziano Gesolo. Distrutta infatti dal re Grimoaldo ogni reliquia della già devastata Opitergio, i profughi, non trovando luogo da abitare in Eraclea, perché popolatissima, si allontanarono qualche altro miglio dalla terraferma e si fermarono in quest’ aperta isola, e ben presto la ridussero a città. Qui ricoveraronsi i pastori de’ cavalli, da cui le venne perciò con latino vocabolo la denominazione di Equilio. Pare, che il vescovo