432 libro iv, capo vìa. ornamento, ordinato da quel santo doge agli artefici bizantini; ma dell’esito di quella sua ordinazione non trovasi più notizia in verun altro degli storici o dei cronisti. Il quale silenzio di tutti, e persino dello stesso Sagomino, ci fa supporre con tutta probabilità, che il lavoro sia stato bensì commesso, ma non eseguito. Che si eseguisse poi, e senza dubbio che si commettesse di nuovo ai giorni del Fa-lier, abbiamo testimonianza certissima nella superstite iscrizione, la quale ogni particolarità ci ricorda. L’iscrizione non fu di molto posteriore all’età del Falier, perchè fu posta un secolo dopo, allorché il doge Pietro Ziani fece ristaurare la pala; e un secolo di distanza, trattandosi di un fallo così solenne, operato da un doge alla presenza della nazione, non poteva essere intervallo sì lungo da farlo andare in dimenticanza e mollo meno poi da renderlo immaginario relativamente a lui, ed a lui attribuirlo, se fosse sialo invece operato cento e venlinove anni avanti, da un sì remoto suo antecessore. Ma è tempo che si rechi la famosa iscrizione e che con saggia critica se ne parli. L’ iscrizione adunque è così: ANNO .VII.LENO CENTENO IVNGITO QFINTO TFNC ORI) E LA PII FS PII A LEI) li FS IN FRBF. DFCABAT HAEC NOFA FACTA FFIT GF.iV.VIS DITISSIMA PALA, (¿FA E RENO FATA FFIT TE, PF.TRE, DFCANTE ZIANI ET PR OC FRA HA T TFNC ANGELFS ACTA FALEDRFS ANNO MILLENO BIS CF.NTENOQFF. NOFENO. E quando poi rinnovò la pala e profusamente l’ornò di preziosissime gemme, un altro secolo e mezzo dipoi, il doge Andrea Dandolo, quest’ altra iscrizione, come a proseguimento della prima fu aggiunta di rimpetto, nel corrispondente riquadro. POST QFADRAGENO QFINTO POST MILLE TRECENTOS DANDOLFS ANDREA PRECLARFS HONORE DFCABAT NOBILIBFSQFF. FIRIS TFNC PROC FRA NTIBFS ACHIA M ECCLF.SIA.V MARCI FENERANDFM IFRE BEATI DE LAFREDANIS MARCO FRESCOQFE QFIRINO TFNC FETFS HAF.r PAT A GF.MMIS PRF.TIOSA NOFATFR