352 LIBRO III, CAPO XVI. stesso ; c per ciò nicrilossi la stima e l’aííetlo del popolo, che lo vedeva occupalo sinceramente del pubblico bene. Ma nel mentre, che siffatti vantaggi otteneva l’interna polizia dello stato ; discapiti soffriva Venezia dalle parti della Dalmazia. Tulle o quasi lutle quelle città, e forse anche quelle dell’Istria, s’ erano unite a poco a poco all’impero greco : c a questo proposito abbiamo la testimonianza dello storico Cedreno, il quale parla di un governatore, posto in Ragusa dai greci, senza che vi prendessero parte alcuna i veneziani ; ed altrettanto ci fa sapere il Lucio, essere avvenuto nelle altre città marittime della Dalmazia. Anzi il sunnominato Cedreno racconta, che il nerbo della flotta greca, la quale balle in questo tempo e sconfisse presso a Corfú 1’ armala navale dei saraceni siciliani, consisteva in legni di ragusei e di altri dalmati. E ciò, secondo il Fi-liasi (4), darebbe luogo a sospettare « che la greca corte fosse » tuttavia in collera coi nostri per 1’ espulsione degli Orseoli. » CAPO XVI. Concilio provinciale ecclesiastico : nuove discordie tra i due patriarchi di Aquileia e di Grado ai tempi del doge Domenico Contami. Nel lempo, che possedeva tuttavia il ducal seggio Domenico Flabianico, e precisamente nell’ anno 1040; fu radunato in san Marco un concilio provinciale, per trattarvi alcuni punii di ecclesiastica disciplina. N’ era preside il patriarca Orso Orseolo, ed e-ranvi assistenti gli altri vescovi delle lagune : vi fu presente anche il doge. Tra le altre cose decretate in questo concilio, fu stabilito, che nessuno potess’ essere consécralo sacerdote prima di avere compiuto l’anno XXX di età ; nè diacono, se non avesse compiuto il XXV, tranne il caso di una vera necessità, e sempre coll’ assenso del metropolitano. (i) Tom. VI, pag. 3a3.