37^ LIBRO III, CAPO XX. magnificamente, e per mezzo di loro mandò in dono al doge Selvo e a tutte le altre magistrature della repubblica grosse somme di danaro. Roberto Guiscardo non si disanimò per la grave perdita sofferta, nè abbandonò l’assedio di quella piazza. Si trincerò anzi più fortemente nel campo, ed affrettossi a far venire dall’ Italia nuove, (ruppe e nuova flotta, assoldando molta marinaresca e molti combattenti dai saraceni di Sicilia. Ma penuriava assai di vettovaglie ; e inoltre una gravissima epidemia distruggeva i suoi cavalli : nè alla scarsezza di viveri potea supplire sì facilmente, nè le nuove forze assoldate gli potevano arrivare sì presto, perché le navi dei veneziani, col vantaggio loro di muoversi a vele ed a remi, impedivano 1’ arrivo de’ legni da trasporto, che gli venivano dall’Italia. Tuttavolta i normanni, colla loro attività e prestezza, giunsero a riunire una nuova flotta, e poterono presentarsi con essa di bel nuovo a Durazzo. Ma i veneziani, di concerto coi greci, non tardarono ad attaccarla, a disperderla, a sconquassarla. Questa seconda sconfitta riuscì a Roberto più amara ancor della prima, e già fu sul punto di abbandonare 1’ impresa. Ma ripensandovi più pacatamente, mutò consiglio ed adoperossi per unire insieme novelle forze sul mare ; e intanto egli batteva con ogni sorta di macchine le mura di Durazzo dalla parte di terra. Nell’ ottobre giunse l’imperatore Alessio in persona, alla testa di un esercito, composto di greci, turchi, bulgari, slavi ed altri barbari. L’armala di Roberto si riduceva soltanto a quindici mila soldati : ned egli per questo si perdè di coraggio. Si diede anzi più animoso alla pugna : uscì dalle linee ed attaccò l’esercito greco con tanta bravura, che ne fece orrendo macello. Ne uccise intorno a sessanta mila, e mise in fuga l’imperatore sino a Costantinopoli. Rimase morto in questo combattimento il vero o supposto Michele, • eh’ era slato il pretesto di tanta guerra, Il vincitore strinse allora di più duro assedio Durazzo sperando alfine di farsene padrone. Ma vedendo, che 1’ impresa allungavasi