.uso Uh. 103 di alcuni loro possedimenti, come nel seguente capo dirò, ed abbia lascialo più tardi la libertà a suo liglio Pipino d’ incalzarli vigorosamente con aspra guerra nelle loro slesse lagune. Su questi falli ei fermeremo (piando ne verrà il tempo. Si ritorni adesso al doge Maurizio Galbajo. CAPO XXV11. Al doge Maurizio è associato nella dignità il suo figliuolo Giovanni. Le ciliare azioni di lui ; il quale ormai da quattordici anni reggeva sapientemente la veneziana repubblica, e nell’ undecimo del suo governo s’ era meritato dall’ imperatore de’ greci il litoio di ipalo ; gli procacciarono sì fattamente 1’ amore dei popoli, clic non ricusarono questi di condiscendere ad una sua istanza, benché con essa rimanesse alterato gravemente l’introdotto sistema della repubblicana politica. Non erano per anco passati ottani’ anni dalla primitiva istituzione della dignità ducale, che invalse la costumanza di dare o di permeltere al doge un collega, strettamente suo consanguineo ; al padre ¡1 figliuolo, al fratello il fratello. Con ciò stabili-vasi la futura successione, perchè 1’ associato superstite sotlentrava nell' autorità al doge defunto : ma questa usanza passò in pessimo esempio ai successori, i quali ne ampliarono 1’ abuso, sino a soverchiare il diritto dell’ assemblea elettrice ed a stabilirsi con sovrano arbitrio chi ne dovesse assumere dopo di loro la dignità. Nè tardò guari a farsi sentire il funesto effetto di una mal consigliala condiscendenza. Or Maurizio, benemerito doge, domandò, clic gli fosse dato a collega un suo figliuolo Giovanni : domanda perdonabile a un padre, ma per mera riconoscenza inconsideratamente esaudita dai veneziani, affezionati con sincerità a questo principe tanto virtuoso. Giovanni adunque entri) a dividere col padre le cure del governo, e per nove anni amministrò seco lui la repubblica : ma Giovanni,