340 LIBRO HI, CAPO XI. ¡1 conquistatore prelato, riputando cosa sua la città eia chiesa di Grado, vì pose un grosso presidio di truppe e se ne ritornò nel Friuli. Arsero di sdegno i veneziani appena giunse a Rialto la notizia di questa enorme violenza ; e lo sdegno vieppiù cercarono di fomentare nel popolo gli amici probabilmente del profugo Ottone, i quali si diedero a proclamare in ogni angolo l’innocenza di lui ed a far conoscere alla moltitudine la gravezza del recente insulto, sofferto in Grado dall’intiera nazione, perciocché le mancava il suo capo, da cui altre volte era stata sì valorosamente protetta. Colla solita sua volubilità passò il popolo alla difesa dell’esule Orseolo ed a volerlo richiamato a Venezia. Furono mandati alcuni deputati a invitarlo; ned egli tardò ad acconsentirvi ; sicché fu assai breve la sua assenza dall’ingrata sua patria. Vi ritornò con lui anche il fratello patriarca. Ogni premura di Ottone fu allora per lo ricupero di Grado. Unì in fretta un buon esercito, e si recò tosto colà; al cui primo apparire, le truppe di presidio, che vi aveva lasciato Pepone, si resero senza veruna difficoltà, e cedettero il luogo ai soldati della repubblica. Ma in mezzo all’ allegrezza della vittoria rimase il doge amareggiato assai per la voce, che s’era sparsa nel popolo, essere state involate del patriarca Pepone, tutte le sacre reliquie, e specialmente quelle de’ santi protettori Ermagora e Fortunato. Ansiosamente perciò si diedero i veneziani a cercarle : massime colà, dove sospettavasi, che il doge Pietro Orseolo li le avesse nascoste, quando aveva ristorato la città e la basilica cattedrale. Dopo riuscite inutili le loro diligentissime indagini, dicesi, che un vecchio prete consapevole del secreto ne indicasse il vero luogo, ben tuli’altro da quello, ove avevanle sino allora cercate ; e che là in urne marmoree le trovassero finalmente. Ciò polrebb’essere : ma non mi so persuadere, come in un tratto sì breve di tempo potesse andare dimenticato il luogo, tuttoché rimotissimo, in cui quel doge le aveva fatte collocare. E poi, di quali santi erano essi i corpi involati dal patriarca Pepone? Da allora si credette sempre in Aquiicia di averli veramente ricuperati ; e come corpi de’ santi martiri Ermagora c