anno 1148—1156. 473 Era doge di Venezia lo stesso Domenico Morosini, quando il papa Anastasio IV, nell’anno 1153, eresse in arcivescovato la chiesa di Zara ; e 1’ arcivescovato di Salona, perchè la città erasi quasi ridotta all ultima rovina, fu trasferito a Spalatro. In seguito, e lo vedremo a suo tempo, 1’ arcivescovato di Zara, tuttoché metropolitico di tutta la Dalmazia, fu sottoposto al patriarcato di Grado, donde ebbe origine la dignità primaziale della Dalmazia conferita a quei patriarchi e da loro poscia trasfusa in quelli di Venezia. A questo medesimo doge si deve attribuire il merito dell’ innalzamento delle muraglie della grandiosa torre di san Marco, le cui fondamenta erano state gittate sino dall’ anno 888, o, come altri vogliono, nel 911, sotto il dogato di Pietro Tribuno (I). Intorno alle quali muraglie si lavorò per oltre a due secoli. Anche due chiese furono piantate, intorno a questi tempi, nella città di Rialto: la chiesa di san Matteo, sopra un fondo appositamente donato da Bernardo Cornaro, e la chiesa di santa Maria de’ Crociferi, a spese di Cleto Granzoni, che la dotò e la diede in dono ai padri Crociferi. Questa diventò poscia dei gesuiti. Dopo otto anni di governo, Domenico Morosini finì i suoi giorni nel 1156, tranquillamente, e fu sepolto nella chiesa di santa Fosca. A lui fu sostituito nel principato della repubblica Vitale Micheli II, uomo di somma fama nel maneggio degli affari. Già da due anni addietro, Guglielmo re di Sicilia, succeduto appena a Ruggiero suo padre, aveva cercato di stringere amicizia coi veneziani, cui di poco prima aveva sperimentato la Sicilia il furore. E tanto più volentieri lo faceva, perchè agognava alla vendetta contro i greci, e sapeva di non poterla meglio ottenere quanto stringendo lega coi veneziani, i quali similmente non si trovavano in buona armonia col-l’imperatore di quelli. Guglielmo offrì ai veneziani tutta la libertà del commercio, in qualunque porlo della Sicilia e del regno di Napoli, e un’ assoluta esenzione da qual si fosse gabella. I veneziani (!) Veti. Venezia e le sue lagune, voi. II. pali. 11. pag. 363.