anno 881. 205 Giovanna, era monaca ed abbadessa nell’insigne monastero di santo Zaccaria, ed ebbe anche il merito di averne fatto dispendioso ri-stauro, e di averne riparato la rovina, di cui era minacciato (1). Morì in pace il doge Orso Partecipa/io, nell’ anno 881, lasciando ai posteri la rinomanza di uomo di retta giustizia, amante della pace, religioso, saggio e buon politico. Ebbe sepoltura in santo Zaccaria. Solo rimase allora sul trono ducale il figlio Giovanni Parteci-pazio. Egli premuroso di assicurare nella pròpria famiglia un principesco potere, progettò di mandare a Roma suo fratello Badoario, giovine di venticinque anni, acciocché dal papa Giovanni Vili ottenesse il possesso della contea di Comacchio, tuttoché posseduta dal conte Marino. E il papa, che di recente aveva avuto inquietudini per tenere in freno alcuni nobili della Romagna, tra cui anche questo Marino, ne sarebbe stato condiscendente. Ma, penetratone il disegno 1’ orgoglioso Marino, gli lese agguato, c lo assalì nei dintorni di Ravenna ; lo ferì gravemente in una gamba, e lo trasse prigioniero in Comacchio. Dopo di che, ponderando la gravezza dello sconsigliato suo operare, e temendone le conseguenze, perciocché 1’ offesa fatta al fratello del doge insultava l’intiera nazione, lo costrinse a promettergli con giuramento, che non avrebbe mai cercato risarcimento dell’ insulto sofferto. Dopo la quale promessa lo lasciò in libertà. Radoario si fece condurre a Rialto, ove poco dopo morì, in conseguenza di quella ferita : ma sebbene avess’ egli promesso di non vendicarsene, non volle mantenerne la promessa Giovanni suo fratello. Il quale, armata numerosa flotta, piombò sopra Comacchio; se ne fece padrone ; vi pose giudici in nome della repubblica e ne fece suo suddito il popolo. Passò più innanzi colle soldatesche veneziane ad invadere il territorio di Ravenna, di cui saccheggiò le campagne ; ricuperando così una porzione almeno di ciò, che la repubblica aveva perduto da quella parte ai tempi di Carloma- (i) Ne ho parlato nel cap. VI di questo lib. 11, alla pag. i5o