ANNO 1105. 431 al re di Gerusalemme, fecero vela verso il castello di Faramina, sulle coste dell’Egitlo, verso le foci del Nilo, ove solevano rifugiarsi i pirati saraceni, e di là molestare gravemente la navigazione dei mercatanti cristiani. Lo presero d’assalto ; lo misero a ruba e a fuoco ; lo demolirono. Se ne vedono tuttora gli avanzi presso a Dannata. Tra i molti privilegii concessi ai veneziani dal re Baldovino in contraccambio del servigio prestatogli, concesse loro una intera contrada in Acri , ove potessero dimorare e tenere i loro fondachi e magazzini; ed acconsenti, che avessero i propri magistrati e si reggessero colle proprie loro leggi e conservassero a piacere le loro nazionali costumanze. Simile privilegio aveva egli concesso anche ai pisani in Laodicea ed in Antiochia. Ai genovesi lo accordò in Acri del tenore stesso dei veneziani. 1 nostri, lieti c gloriosi per la vittoria conseguita e per le concessioni ottenute a vantaggio del loro commercio, se ne ritornarono in patria. CAPO Vili. La pala d'oro. Ed eccomi al tempo di dover parlare della celebre pala d'oro, regalata nel 1105 alla basilica ducale di san Marco dalla pietà c munificenza del doge Ordelafo Falier; cui altri erroneamente sostengono fatta per ordine di san Pietro Orscolo I, come alla sua volta accennai (1). Ma oltre alle ragioni, che colà compendiosamente ho portato, contro 1’ opinione di chi la disse dono dell’ Orseolo e la negò del Falier, devo (pii trattenermi ad esporre 1' argomento incontrastabile, che ce ne stabilisce 1’ età. Esso consiste nella famosa iscrizione, che allora nominai e che qui dovrò portare e spiegare. E vero, che 1’ autore della cronaca sagornina, contemporaneo all’ Orseolo, fa parola, siccome dissi colà, di un siffatto genere di (i) ¡Nella pag. e seg.