ANNO i l^íl-1130. C A P O XV. Discordie scambievoli Ira greci e veneziani. Vedevano di mal occhio i greci imperatori queste vittorie dei cristiani nell’ Oriente ; e siccome primario stromento di esse erano stati i veneziani, così quelli se la presero contro di questi, li tanto più rincresceva ai greci tal cosa, perchè sino alla line dell’ undécimo secolo avevano conservalo scambievolmente la più stretta ed amichevole armonia. Ed era stato frutto di questa i tanti privilegii e vanlaggi, che i veneziani godevano nelle isole dell’ Arcipelago e in tulli i porti di Levante e del mar Nero. Ora poi, parendogli violali tutti i riguardi e le convenienze verso la sua corte, l'imperatore Giovanni 11 Comneno si risolse a volerne pigliare vendetta. Ordinò pertanto, che fossero attaccali i loro vascelli ovunque se ne fossero trovali nei mari della Grecia. Era ritornato appena a Venezia dalla sua spedizione della Siria il doge Domenico Micheli, quando la notizia di queste ostilità Io costrinse a prepararsi alla difesa non solo, ma altresì a cercarne soddisfazione. 1 veneziani, per verità, nell’ assistere i cristiani crociati, non avevano nè violato vcrun patto verso l’imperatore, nè recalo a lui o alle sue terre verun discapilo: le loro armi erano state adoperale contro i profanatori della Terra santa di Palestina. D’altronde il giovane imperatore doveva ricordare i tanti benefizii e vantaggi, che per l’assistenza dei veneziani aveva ottenuto il suo genitore Alessio sopra i nemici del suo impero. Domenico adunque, risoluto di vendicarsene, fece vela con tutta la sua flotta verso le acque dell Arcipelago. Assali primieramente l’isola di Rodi e la pose a ferro e a fuoco; di qua passò innanzi, ed andò sopra Scio, Samo, Paro, Andro, Lesbo e tulle le Cicladi, da per tulio recando le medesime desolazioni. Approdò alle coste della Morea ; vi fece schiavi i fanciulli e le fanciulle per poi