ANNO 1292. 11 s » bestie che stanno nelle loro terre, e sugli augelli che svolazzano nel-» l’ aria ? Altri finalmente, fingendo di avere a cuore la causa di » Dio, c vantandosi di volerne vendicare le ingiurie, ammassano » dovizie, accumulano 1’ oro e l’argento, che strappano con violenti » domande ai loro sudditi e alle chiese povere, onde rapire a forza • i regni e i principati, clic loro stanno vicini, e durante codesto » tempo pongono in 11011 cale il primario interesse, di cui dicevano » volersi occupare. Che mai aggiungerò ? .... Non vedo in ogni • luogo, che ambizione, che avarizia, che sventure pe’ meschini ... » Così scriveva de’ prelati della chiesa e de’principi terreni quel mastro de’ cavalieri, in sui declinare del secolo decimoterzo ; ma le sue espressioni ci assicurano, che i tempi suoi non erano punto dissimili dai nostri. Gli anni s’incalzarono precipitosamente gli uni dopo gli altri ; ma l’ indole degli uomini, e particolarmente di quelli, che seggono in alto scanno, rimase sempre la stessa. Ma si lascino da parte queste filosofiche meditazioni, e riassumasi il filo della nostra storia. CAPO VI. I Guerra contro i genovesi : presa di Ca/fa. Pare, che alla perdita della città di Tolemaidc avessero cooperato in particolar modo i genovesi colle loro irreconciliabili rivalità verso i veneziani. La qual cosa diede a questi novella occasione di guerra contro di quelli. Armarono i nostri perciò nel seguente anno 1292 una flotta di sessantasei galere, sotto il comando di Ruggiero Morosini, colle quali si diressero verso lo stretto de’Dardanelli ed andarono a molestare i genovesi in Pera, la quale era stata loro ceduta dall’ imperatore Michele Paleologo. S’inoltrarono al luogo detto le Foglie vecchie ; vi s’impadronirono colla forza, vi diedero il sacco, e in fine vi appiccarono il fuoco : e contenti del grave danno recato ai loro abborriti rivali, ritornarono di bel nuovo a