292 L1UH0 XI, CAPO XX. Avrei anche dovuto parlare di una medaglia coniata nell’ occasione dello stendardo di san Luca ; ma qui mi basta di averla accennata, e ne lascio agli archeologi» il descriverla. CAPO XX. Favole introdotte da molti nella narrazione delle varie circostanze di questa congiura. Esposto fin qui, sull’ appoggio d’ irrefragabili documenti, il sincero e genuino racconto di quanto causò la famosa congiura Quirino-Tiepola e ne formò il tutt’insieme ; non devo astenermi dal porre in avvertenza i miei lettori, circa alcune favole grossolane, che vi si spacciarono, e clic, di bocca iu bocca passando, giunsero sino a noi, e tuttora si tengono da taluni per incontrastabili tradizioni. E prima ritornerò per brevi momenti sulla cagione, da cui ebbe principio. Ilo già parlato lungamente di ciò, ed ho mostralo falsa 1’ opinione di chi ne trasse 1’ origine dalla pretesa Serrata del maggior Consiglio: perchè, se questa Serrata al rimpetlo dei documenti autentici apparisce un sogno vano, una favola ridicola, passata da padre in figlio c sinora descritta e creduta genuina da chiunque non si curò di penetrarne il vero spirilo nè d’indagarne la verità, ove unicamente la si poteva trovare; egli è ben chiaro e palese, esserne falsa c favolosa anche la conseguenza, che se ne trasse. Qui poi mi è forza di aggiungere qualche altra osservazione, per cui far conoscere vieppiù ancora ridicola 1’ opinione di chi non si contentò di attribuirne l’origine alla detta Serrata genericamente, ma ne determinò altresì particolarmente il motivo nell’ esclusione di Boemondo stesso dal gran Consiglio, in vigore di quella famosa legge del 1297. E ciò che fa più maraviglia si è, che alcuni cronisti, seguiti incautamente dall’ erudito Vettor Sandi, ne sono d’ avviso e l’attestano. « Ma sebbene fosse vera la supposta