anno 1290. 107 pensavano alla fuga, giuravano (li non lasciare senza 1’ estrema difesa le mura di quella sciagurata città. E con questi magnanimi sentimenti, si danno fretta a porsi sulla difesa : e prevedendo il caso, che i nemici penetrassero di bel nuovo nell’ interno della città, alzarono barriere in ciascuna contrada, ammucchiarono sassi alle porte delle case e sui tetti, onde arrestare i turchi nel loro cammino e schiacciarli. « — Eransi appena compiuti questi apparecchi ( prosegue il cronista), che l’aere rimbomba del suono delle trombe e dei tamburi: un orribile strepito che s’ode nella pianura, annunzia l’avvicinarsi dei saraceni, i quali dopo di avere vibrato un nembo di frcccie, si affollano verso colà, dove il giorno innanzi avevano aperto larga breccia nel muro. E colà appunto trovarono una resistenza, che non s’ aspettavano, e moltissimi perciò vi trovami la morte. Ma, poiché i saraceni andavano di momento in momento crescendo di numero, era impossibile che i cristiani, i quali andavano invece scemando, potessero più a lungo resistere all’urto dei ripetuti e quasi continuali assalii di quelli. Eppure non si smarrirono dell’animo; ne sostennero l’impeto con tale costanza da affievolire bensi le forze del corpo, non già quelle dello spirito : e in verità, al declinare del giorno, erano sì spossali e sì stanchi che appena era rimasto loro il vigore bastante per vibrare i dardi e maneggiare le aste. La muraglia diroccò di bel nuovo sotto i colpi degli arieti. Allora il patriarca, il quale coi combattenti era sempre stato presente nel luogo del periglio, esclamò con lamentevole voce : « Circondaci, o Dio, di un riparo, che non possa venire distrutto » dagli uomini; e coprici collo scudo della tua possanza. » Le quali parole infusero novello ardore nei soldati e gli animarono a tentare 1’ estremo sforzo : correvano coraggiosi incontro ai nemici, invocando con alte grida il nome di Gesù Cristo. — » Mentre pugna vasi sui ripari, la città, immersa nel timore, attendeva 1’ esito della zuffa : spargevansi intanto infinite voci, figlie dell’agitazione degli animi, ed a queste ora prestavasied ornegavasi