168 LIBRO X, CAPO XIII. cred’ io, a difendere la pretesa Serrata e ad adulare la degenerata nobiltà veneziana, ottenne la sua storia tanto favore presso il governo dell' aristocratica repubblica, sino ad avere il governo stesso a difensore delle sue inesatte cd infedeli asserzioni. E ne sia prova, che, mentre nell’ anno 1700 facevasi perseguitare 1’ opera di Ame-lot de la Iloussaye, 1’ opera invece dell’ ex-gesuita, notata di molti errori dal benemerito Vettor Sandi in un libretto stampato a Venezia F anno 1769, col titolo di Estratti della storia veneziana del sig. abate Laugier ed osservazioni sopra essi, fu presa a proteggere sì fattamente, che gl’ inquisitori di stato ne soppressero la confutazione del Sandi, perciocché di troppo offendevasi un uomo sempre benemerito della veneta storia (1). Eppure il Sandi non altro faceva che porre a confronto le asserzioni del Laugier, coi documenti autentici degli archivi. È falso poi ciò che disse il Darò, seguendo gli errori di molti che lo avevano preceduto ; e lo disse anche il Tiepolo confutatore degli sbagli di lui ; essere stato abolito, nell’anno 1319, il sistema delle elezioni, del rinnovamento del Consiglio, e perciò della lista altresì degli eleggibili. Ho già notato anche nelle pagine addietro, che nel 1349 avveniva tuttora la ballottazione della Quarantìa per approvare i nobili, eletti a membri del Gran Consiglio. Qui aggiungerò, sempre sull’ appoggio incontrastabile dei registri della Cancelleria ducale, che furono essi ballottati ed approvati anche nel 1350; e in quell’anno anzi salì il loro numero sino ad 897. Dopo il 1351 non se ne trovano più gli elenchi annuali: incominciò quind’ innanzi un nuovo sistema, di cui per altro non si può addurre veruna legge, clic lo stabilisse. Invece che un solo anno, si vide durare il Consiglio maggiore due anni ; poi cinque ; in seguito sei cd anche più ; finche còl fatto fu smesso del tutto 1’ uso dei tre elettori e quindi cessò eziandio la ballottazione della Quarantìa. Non si sa,, è vero, in qual anno precisamente avvenisse ciò: (i) Ved. la Stor della lelterat. i’enez. iteli’ab. Meschini, Ioni. II, pag. 2o5.