2t)0 LIBRO XI, CAPO XVI. Il doge intanto, anziché far inseguire i fuggitivi, come affermò erroneamente il Laugier, progettò di concedere a tulli un generale perdono: così risparmiava nuove stragi, indeboliva il partito avversario, e costringeva anche Bajamonte a deporre le armi. Radunò subito i magistrati e il maggior Consiglio, per deliberare di comune consenso intorno al modo di ricondurre la calma in città e di rassicurare la salute dello slato. Tenne un discorso (1) che in qualche cronaca si trova di parola in parola conservato ; ma che io credo immaginato dal cronista che n' é 1' autore. Si deliberò bensì dal consesso, che fossero armale due galee e fossero collocale dinanzi al palazzo ducale, per essere pronte ad ogni bisogno ; — che si proclamasse tosto il progettato perdono a chiunque fosse tuttora o fosse stato per I’ addietro con Bajamonte, od avesse in qualsivoglia maniera partecipalo alla sua congiura ; purché si fosse umilialo a chiederlo, ed avesse dato con questo suo ossequio una soddisfazione al doge oltraggiato. Ma in quel dì, quasi tutti i cittadini stettero ritirati nelle loro case (2), finché la vittoria non si dichiarasse per l’ uno o 1’ altro dei due partiti. All’ indomani, che fu il 10 di giugno, alcuni mercatanti milanesi, per desiderio di rendere tranquilla la città, si accinsero a praticare maneggi di accordo tra il doge e il Tiepolo : ma inutilmente. La stessa mattina, Giovanni Soranzo e Malico Manolesso, uomini venerandi per la loro età e per la loro esperienza negli affari pubblici, furono mandati dal doge e dal gran Consiglio ad esortare Boemondo, che si umiliasse, non già alla persona di Pietro Grade-nigo, ma alla patria e alla repubblica, assicurandolo, che, senza nemmeno presentarsi dinanzi al doge od al Consiglio, gli sarebbe dati permissione di partire sano e salvo da Venezia, ed avrebbe trovato in seguito clemenza e benignità. Bajamonte rispose loro, esponendo la serie delle ingiurie fattegli dal doge, e dichiarando sé (i) Ved. il coJ. ili Ant Re, clas. VII, (2) Cron. di Marco Barbaro, presso il \num. DI, della Libliot. Marciana. Tentori, Stor. l eu., tom. V. pag. 214-