SO LIBRO IX, CAPO VI. » incoronato dal papa, malgrado le difficoltà sempre rinascenti • » il danno che ne derivava all’ autorità di lui, cosi un principe non » pensava mai di possedere legittimamente i suoi stati se dall’ im- • peratore non ne aveva ricevuta l’investitura ; sebbene più di una » volta il signore supremo fosse assai più debole del preteso vas-» sallo c non avesse quel primo nè il modo né il potere di gasti-.» gare o di proteggere il secondò. » Quest’ erroneo principio del diritto pubblico di allora, soste-» nuto colle ragioni de’ giureconsulti, confermato dai pregiudizii » dei popoli e non bene osservalo dal Darù, spiega come Venezia, • senza che fosse mai stata dipendente dall' impero e meno ancora » dal papa, e senza nemmeno che gl' imperatori o i papi la dicessero » a loro soggetta, abbia più d’ una volta invocato e investiture e • diplomi e bolle e licenze dall’ uno e daH’allro. Quella repubblica » non faceva che piegare verso le circostanze de' tempi, sacrifi-» cando con quelle formalità al comun pregiudizio, nè per questo » si può dire, che si riconoscesse e si confessasse dipendente da » una potestà, colla quale ebbe mai nulla a che fare. » Ma in tulle queste belle cose, che dice qui il dotto traduttore del Darù, non havvi sillaba, che abbia a che fare colla introdotta questione dei privilegi di coniare monete. Egli s’ è affaticato a porre in chiaro la rozza condiscendenza dei popoli d’Italia verso le ambiziose pretensioni degl’ imperatori circa l’alto diritto di sovranità, e dei pontefici quanto al temporale potere ; e non s’ è accorto, che i veneziani nè in questa età, nè per l’addietro, nqn entrava a parte tampoco negli affari di tutto il continente italiano, giacché nessuna delle provincie o delle città dell’ Italia apparteneva allora al suo territorio. E falsa, quanto a Venezia, la dichiarazione da lui asserita quanto alle città lombarde, di sempre dirsi, nei trattati cogl’imperatori, obbedienti all’ alta giurisdizione imperiale; siccome é falso, che i veneziani piegando verso le circostanze dei tempi, sacrificassero con quelle formalità al comun pregiudizio, mentre invece erano gelosissimi dei loro diritti, dei loro titoli e particolarmente della lor»