22II LIBRO XI, CAPO X. di farsene con questo mezzo il padrone. Perchè, quando il marchese volle portare in campo le sue antiche pretese contro il papa, un altro pretendente sorse a contendergliene il diritto ; sicché, nel luglio dell' anno seguente, Salinguerra 111 alla testa di assai grosso partilo mise a ruba e a fuoco ogni proprietà degli estensi, e sulla strage degli uccisi cittadini piantò il suo potere. Quindi il cardinale guerriero inoltrò le sue soldatesche per assicurare sopra novelle stragi il dominio della Chiesa ; quindi il marchese Francesco, assistito dai padovani e dai rovigotti, condotti dai suoi nepoti Rinaldo ed Obizzo, accorse a disputarvi anch’ egli le sue pretese ; quindi un nuovo partito vi nacque, il quale voleva la piena ed assoluta libertà del popolo sovrano : ed era, a mio parere, il più sano ; quind’ in somma una lunga catastrofe di mali, che afflissero per più anni quella desolata città. I Veneziani intanto, carichi delle maledizioni pontificie, se vollero ottenerne 1’ assoluzione, dovettero pagare ai ferraresi, ottanta mila fiorini, in compenso dei danni, che loro aveano recato ; * con • questo, dice il Sanudo, che mai più non potessero essere scomuni-» cali, .... come appare dalla cronaca Dolfma. • CAPO X. Avvenimenti, che prepararono la congiura di Bajamonle Tiepolo. A tante c così gravi sciagure, cui la guerra di Ferrara cagionò ai veneziani ; altre ne lenner dietro non meno atroci e funeste. Parlo della congiura, che macchinò contro lo stato il famoso Boemondo, conosciuto comunemente col nome di Bajamonte, della famiglia dei Tiepolo. Questa sedizione ; descritta diffusamente da Rafaele Care-sini, da Marin Sanudo, da Marco Barbaro e da Gian Giacomo Ca-roldo, da cui la copiarono quasi tutti gli storici ed i cronisti posteriori edili e inediti ; trasse la sua prima origine da privati molivi di odio, di ambizione, di vendetta, e principalmente dalla recente