232 unno xi, capo xi. intrapreso a narrare : l’odio cioè c le personali inimicizie dei Qui-rini e dei Tiepolo contro il doge Pierazzo Gradenigo e contro lo stuolo de’ suoi aderenti ; e non già uno zelo democratico di loro contro la prevalente aristocrazia, né il desiderio di restituire ai popolo i dritti, usurpati dalla legge della pretesa Serrata del maggior Consiglio. Anzi, dalle cose, che dovrò dire in appresso, apparirà chiaramente, essere stali i Tiepolo e i Quirini lutt’altro che di opinione e di sentimenti democratici. £ intanto ne dirò alcune anche qui, le quali varranno a preparare a quelle la via ed a spargere molta luce sui racconto, che sono per intraprendere di un latto si memorando. C A P 0 XI. Sp ¡rito politico della cotujiura di Bujainoutc Tiepolo. Due cose ci attcstano gli storici antichi sull indole della congiura Querino-Tiepola ; benché per la maggior parte ne derivino la cagione dalla supposta Serrata del maggior Consiglio. Ci mostrano eglino dalla serie dei latti, essere stati animati egualmente i Querini siccome i Tiepolo da uno spirito feroce di privata vendetta, cora’ io diceva teste, contro il doge Gradenigo e i suoi partigiani ; ed avere il Tiepolo in principalità ambito il sapremo comando della repubblica, anziché voluto favorire la popolare sovranità. Che di più chiaro infatti poteva dire su tale proposito il Ca-rcsini (1) ? Egli racconta, che Marco Quirini e Boemondo Tiepolo » ordirono una trama per uccidere il doge e tutta la nobiltà, e divi-» dersi tra foro tulle le città, i castelli, i diritti e i luoghi soggetti (i) Rafaele Caresini, presso il Murato- * bus el «liripendo inter se onines civila ri. Rer. Italie Scripttoni. XXII. u Or- w tes, castra, jurisdietiones et loca sub d*>- » dinaverunt proditionem Venetiis de in- » minio Venetiaram posila. « lertìciendo Ducem cum omnibus nobili-