vnxo 1515. Nicoletto Tiepolo, Pietro Badoer da santa Giustina. 331 La domanda degli ambasciatori veneziani passò dall' uno al-l’altro dei suddetti consigli, nè mai ottenne una definitiva risposta. Indarno se ne diedero queglino tutta la premura, indarno posero in opera ogni più studiata maniera d’ insinuante esortazione: dopo lunga dimora in quella città, furono costretti a ritornarsene a Venezia, senza averne ottenuto nulla più che vane parole ed insignificanti lusinghe. Dispiacque molto al doge e al governo veneziano 1’ inutilità di questa missione: tullavolta non ne abbandonarono il progetto. Nel seguente anno 1515 furono destinati altri due ambasciatori, Marino Zeno ed Andrea Micheli, e furono spediti per lo stesso oggetto a Treviso, colla speranza di migliore riuscita. Giunti a Treviso, furono bensì accolti onorevolmente dal podestà Manno della Branca; ma non ebbero da lui veruna parola di conforto circa l'esito dell’ affare. Egli dichiarò soltanto, doversi affidare 1’ esame ad un consesso di venti savi ; questi lo raccomandarono ai Quaranta, senza averne espresso nemmeno la propria opinione ; ed i Quaranta, egualmente senza risolver nulla, Io passarono ai Trecento. Anche di ciò esiste autentica memoria nel suindicato libro della cancelleria di Treviso, sotto il dì maggio 1515; della quale memoria offro il testo in annotazione (1). Portala infatti al consiglio dei trecento la domanda dei veneziani, si volle, che prima di tutto fosse letta la lettera del doge Soranzo ; della quale giova recare la versione, nel mentre che ne darò in annotazione anche il lesto originale. (i) Eccolo: u 1315. Die sabati mirante » gregato, proposuit idem potestas et sibi » majo 24. Curia Anciauoruui et Cousu- » petiit consilium exlnberi quid agendum « luin Comunis Tarvisii coram nobili et » sit super Ambasciata noviter destinala n potenti milite domino Manno della Bran- «prò parte domini Ducis et Cornmunis * ca honorabili potestate Tarvisj in Carni- » Venetiarum. * r. no solito, ut morie est. solernniler con-