120 I.IBRO X, CAPO TU. si fece ostinata : i legni genovesi sforzarono il cerchio che gli stringeva, e dopo feroce manovra giunsero a romperlo e a scompigliarlo. Narrano molti storici, che i genovesi, traendo partito dal soffio gagliardo del vento, spandessero per I’ aria, dagli alti castelli delle loro prore, nuvoli di calce polverizzata, che acciecavano i veneziani. Cerio è, clic la battaglia si faceva di momento in momento più micidiale e furiosa. Le grida de’combattenti, l’urto delle prore che s’ investivano, il sangue di cui rosseggiavano i flutti, il tonfo degli ammucchiali morti e feriti che piombavano nel mare, il fumo e le liainme delle molle navi incendiate, offrivano uno spettacolo il più spaventevole e miserando. A questo punto I arrivo a gonfie vele di una squadra genovese, che formava fuori del Golfo la relroguardia, decise le sorli di quell’ orrenda giornata. I veneziani non più potevano sostenersi a fronte degli avversarli : ma non per anco scoraggiali, continuavano 1’ accanita zuffa, finché fu necessità l’arrendersi, quando ogni ulteriore resistenza diventava inutile ed impossibile. Sedici sole galere poterono fuggir dal maeello e ricoverarsi nelle lagune, recando a Venezia 1’ infausto annunzio della sciagura : le altre o furono preda delle fiamme o rimasero in potere de’vincitori, i quali traeu-dosele addietro, cariche di cinque o sei mila prigionieri, si dires- « sero alla volta delta loro patria. Tra i prigionieri, erano Marco Polo, il celebre viaggiatore, di cui altrove ho fatto menzione (i), e 1’ ammiraglio della flotta veneziana, Andrea Dandolo, incatenato all’ albero maestro della sua stessa galea. Ma, quando comparve alla vista di Genova la flotta vincitrice, tutta paviglionata di bandiere, e Iraendosi dietro, coi lor vessilli rovesciati, le predale galee veneziane ; quando il popolo accorreva alla spiaggia dalla ciltà e dai sobborghi, e le campane e le trombe e i fragorosi viva della moltitudine formavano un rumor solo, a cui la flotta rispondeva con uguale entusiasmo: il magnanimo prigioniero non sapendo frenare a quella vista, a quelle voci, l'immenso cordoglio, scostossi (i) Nella pag. 34° e St>4» v°l* ^