anno 1309. 227 cognato di Doimo : a questo replicò il Badoer, parente del Quirini: quindi dalle discussioni si passò al parlare disordinato ; e sì, « che • i fratelli e parenti del Quirini, dice la cronaca di Marco Barbaro, • gridavano su banchi che non doveva essere provato. Alcuni • Micheli parenti del Doimo et loro su banchi gridavano doveva • esser provato. * Dalle grida si venne agl’ iusulti : entrò in campo il funesto successo di Ferrara, e i Quirini furono senza riserva qualificati di traditori. Perciò dagl’insulti si giunse ai fatti; sicché, levatisi tutti a rumore, quanti erano nel gran Consiglio, vennero tra loro alle mani, impegnati in una rissa fierissima. Fu somma ventura, che nessuno avesse armi addosso, perché una legge vietava di entrare armati al consiglio ; « ma nonostante, dice la cronaca » Barbaro, e con pugni e con spente e con urtoni e con straziarsi » le vesti da dosso fu sfogata la collera ardentissima, che bolliva • nel petto di tutti. • La cosa poi terminò col dichiararsi, che il conte Doimo rimanesse approvato : tanto potè prevalere lo spirito di partito contro 1’ onestà e la giustizia! Sciolto il consiglio di quel dì, incominciarono per le vie e per le piazze della città attruppamenti frequentissimi, che continuarono per più giorni. Si scorgevano palesemente shI viso dei cittadini la rabbia e il livore, da cui n’ erano occupati lo spirilo e il cuore. 11 doge, per prevenire maggiori mali, che potessero per avventura derivare da sì feroce discordia, radunò il suo consiglio, e col consenso di questo fece rinnovare la proibizione ai cittadini di portar armi. Ne furono incaricati i Signori di notte, acciocché dovessero invigilare, anche di giorno, all’ osservanza dei decreto, particolarmente sulle pubbliche piazzò. Quest’ ordine ducale diede occasione ad un avvenimento, per cui vieppiù si accese la collera dei Quirini contro il doge e gli esecutori della sua volontà : perciocché • il diavolo, che attendeva alla rovina di questo governo, dice il • prefato cronista Barbaro, pose in animo a Marco Morosini, si- • gnor di notte, di voler sepere, se Pietro Quirini della casa gran-» de, fratello del detto messier Marco, haveva armi, e accostandosi