76 LIBRO IX, CAPO X. Carlo,scnz’avcrnc chiesto la permissione.Tuttavolla l'interdetto esternamente fu osservato, sebbene riconosciuto c dimostrato ingiusto: il clero opinò in questo senso ; nè il governo, che più di ogni altra cosa amava la tranquillità interna dello stato, volle costringerlo ad operare contro la propria coscienza. Più di due anni si sopportò la privazione degli spirituali soccorsi e della celebrazione de’ santi misteri, aspettando che il progresso del tempo ne mutasse le circostanze. Alla fine morì il papa Martino IV, e fu sollevato in sua vece alla cattedra di san Pietro il papa Onorio IV, nell’ anno 1285. La repubblica gli mandò ambasciatori a complimentarlo, secondo il consueto ; ma incaricò nel tempo stesso quelli, che mandava, di lamentarsi con lui dell’ ingiustizia dell’ interdetto, c di fargli conoscere, che la legge di non permettere a’ sudditi veneziani il guerreggiare contro qualunque principe straniero, senza la permissione del doge, non era già stata fatta in disprezzo- della chiesa romana, per la circostanza della crociata contro il re Pietro d’Aragona, ma era antichissima, nè ad altro tendeva fuorché alla conservazione del buon ordine negli stati della repubblica, a mantenere i sudditi nella dovuta obbedienza, c a prevenire qualunque occasione di turbolenze e discordie. Il papa rimase pago di queste ragioni « pren-» dendo, dice il Laugier (I), le parole degli ambasciatori per una * soddisfazione. * Scrisse perciò al vescovo di Castello, eh’ era allora Bartolomeo Querini, ed ordinogli di levtire l’interdetto, a condizione « che i veneziani negli affari di Sicilia non prenderebbero » alcun partito contrario agl’interessi della chiesa romana e degli » eredi della casa di Angiò. » La condizione fu accettata, c l’interdetto fu tolto. Questa condizione per altro non impediva, che il governo d' Venezia formasse processi contro coloro, che, in onta della legge-avevano preso la croce a favore del re Carlo : i colpevoli furor0 (i) Slor. liciti Rep. di Yen., 111). IX.