Anno 1308. 207 lorre e il borgo di san Marco, di cui le truppe veneziane s’ erano impadronite. Vi si aggiunge, clic i veneziani con inganni e finzioni cd a tradimento appiccarono incendio a più luoghi della città di Ferrara, sicché v’ incenerirono chiese, case ed una considerevole copia di navigli, colla morte di uomini, di donne, di fanciulli miseramente periti ; c che non valsero a mitigarne la ferocità nè ad . arrestarli dalla continuazione di tarati orribili eccessi, le calde istanze e le moltiplicate preghiere dell’ arcivescovo di Ravenna e dei vescovi di Ferrara, di Comacchio, di Cervia, che "li esortavano alla riconciliazione e alla pace, spediti a loro con molti frali domenicani e francescani. Vi si descrivono poscia le molestie c le ingiurie, che soffrì personalmente Y abate Arnaldo, quando per accomodare le cose venne egli stesso a Venezia ; ove, intimata al doge, dinanzi al suo Consiglio radunato, la'pronta consegna dei sunnominati luoghi, già dichiarati proprietà della Chiesa romana, ebhe non solamente un insultante rifiuto, ma egli e i suoi familiari furono minacciati della vita dal popolo tumultuante, il quale ad alle grida diceva : Morte al legato, ed a fischi e a sassate lui e la sua gente inseguiva. Vi si esagerano poscia i danni recati dai veneziani alla città di Ferrara, alle persone ed ai luoghi, principalmente agli ufficiali della legazione e alle chiese, con ogni maniera di attrezzi guerrieri, e di giorno e di notte, e in ¡specialità contro la roba, che predarono, e contro i servi, che catturarono, del vescovo di Cervia. Esposte quindi minutamente tutte queste lagnanze; forse vere in qualche parte e forse false, certamente esagerale ; i due legali apostolici, alla presenza di Rinaldo arcivescovo di Ravenna, di fra Guido vescovo di Ferrara, di Ruperto vescovo di Rologna, di Enrico vescovo di Reggio, di frate Jacopino vescovo di Mantova, e 'li Matteo vescovo di Cervia, e di moltissimi altri testimonii, pronunziarono sentenza di scomunica nominatamente contro il doge, * consiglieri, i capitani summentovati, gli ambasciatori e tutti i veneziani, che avessero preso parte a difendere Fresco contro le ar-»11 del marchese Francesco e della Chiesa ; e in questa sentenza