186 LIBRO XI, CAPO II. » rispose, che dal canto suo non mancherebbe di far la pace, la » qual era sopra d’ ogni altra cosa da lui e dal senato desiderata ; » ma che non era mai per tollerar, che gli fosse fatta ingiuria. Dopo » lunga traltalione per opera di fra Paulino de’ Minori milanese » nel mese d’ottobre 1304, fu firmata la pace fra il veneto domi- • nio e gli agenti della comunità di Padua. Vicenza e Verona, la » qual pace fu ratificata per l’illustrissimo duce Pietro Gradenigo » presenti mcsser Panesrati Barbo, messer Marin Baseglio, messer » Michele Morosini, messer Nicolò Zane e messer Fantin Dandolo.» La precisione e la minutezza di questo racconto del Caroldo giovano a notare di anacronismo e d’infedeltà le brevissime notizie, che ne diede il Laugier (1), il quale disse, * che i padovani ave-» vano profittato del tempo in cui la signoria era in guerra coi ge-» novesi, per impadronirsi di un luogo detto Petabubula ( forse » avrà voluto intendere PetadebòJ, tra Chioggia e Albano, e vi ave-» vano fabbricato un forte. » Ed aggiunge : « Il senato, che aveva » dissimulato questa impresa in congiuntura, che per le infelicità » dello stalo non poteva porvi rimedio, trovandosi allora in situa-» zione migliore, intimò ai padovani di dovere abbandonare quel » poslo; e come se ne scusarono sotto diversi pretesti, il senalo » spedì alquante truppe che presero il forte e lo smantellarono, » senza che la città di Padova facesse il menomo movimento per » impedire ai veneziani il tentativo : di modo che la cosa restò » senz’ altro disturbo per le parti. » Io non vi aggiungo sillaba : dopo aver letta la narrazione minuta che ne fece il Caroldo, ognuno può conoscere facilmente, quanto male il Laugier fosse informato dei fatti, che narra nella sua storia. Eppure egli gode grandissima stima ; non per altro presso chi sia informato fondata-mente delle vicende della nostra repubblica. (i) Stor. della Rep. J'eii. lib. V, |»ag. 182 del lori». III.