2?)2 LIBRO XI, CAPO xni » podestà
  • , un temporale violentissimo, di que’ che sogliono imperversare nell' estiva stagione, prevenne e ritardò la luce, che doveva essere spettatrice della orrenda catastrofe. Il rimbombo dei tuoni, lo scrosciar delle folgori, 1’ oscurità, la pioggia che diluviava a rovesci, sparsero qualche disordine tra i congiurali e ne rallentarono le mosse ; tuttavolta interpretarono quel disordine della natura per un augurio favorevole alla loro impresa. I venti intanto ruggivano con impeto furiosissimo e i fluiti sollevali a burrasca sbattevano d’ ogn’ intorno la città, sinistri presagi di un’ altra procella, che slava per rovesciatesi sopra. Marco Quirini, temendo le conseguenze del troppo indugiare, risolse doversi por mano all’opera e dirigere le schiere armate verso la mela stabilita (le* loro passi. Anzi a taluno, che gli manifestò dispiacimento per quello sconcerto orribile degli elementi, rispose con animo franco ed ardilo: « E a me piace assai, e credo che Iddio l’abbia » disposto, acciocché per lo strepilo della pioggia e dei tuoni, non » abbiasi ad udire da chicchesia il calpestio delle nostre genti. • Mossero adunque di là gli attnippali e si diressero verso la chiesa di san Salvatore, preceduti dalle bandiere di casa Quirini e di casa Tiepolo, sulle quali era scritta a lettere cubitali la parola LIBERTA'. Ivi si fermarono alquanto per dividere le loro schiere e determinare le vie, che dovevano prendere per arrivare alla piazza. Marco Quirini, con due de’ suoi figliuoli, Nicolò e Benedetto, e col seguilo delle sue genti prese il cammino, che oggidì si traccicrebhe dal ponte del Lovo e dalla calle dei fabbri, per riuscire alla piazza dal ponte, che presentemente si nomina dei Dai, e che allora nomi-navasi del Mal passo. Bajamonte Tiepolo si diresse per le Merzerie, donde giungere sulla piazza di colà, dov’ è adesso la torre del-1’ Orologio, e dalla calle altresì contigua alla chiesa di san Basso,