3it2 LIBRO XII, CXPO Vili. • villoria. » — E inoltre « parlano di una trama, che non diremo » congiura, di Giovanni Querini e due Barozzi ; triste reliquia della • congiura di Bajamonte. » — Ed aggiungono, che • fu sventala e • i rei perirono di morte infame (1). » Ma io sono piuttosto d’ avviso, che alcuni, poco informati, abbiano credulo una trama particolare od un principio di congiura novella la colleganza dei complici di Bajamonte, ricoverati a Treviso, dei quali forse taluno, dopo la sentenza di espulsione da quella città e da quel territorio, cadde in mano della repubblica e fu condannalo a morte : cerio e Querini e Barozzi entravano nella noia dei congiurati, che il governo veneziano vi voleva espulsi. CAPO Vili. Parlo di una leonessa nel palazzo ducale: fabbrica della dogana da mare. Di un avvenimento curioso, ma che non ha punto di che fare colla storia della repubblica di Venezia, fanno menzione, come di cosa straordinaria e curiosa, molti dei nostri cronisti ; anzi ne fecero tanto conto, che persino il governo ne volle registrala la memoria nei pubblici libri. Esso fu il parto di una leonessa, la quale insieme con un leone era stata mandata in dono al doge di Venezia da Federico re di Sicilia. La quale leonessa rimase pregna qui appunto, e dopo tre soli mesi di gravidanza partorì un leoncino maschio e due femmine. Questo parto, che in sé non ha nulla di particolare, tranne di essere stalo nel palazzo ducale, ebbe luogo il dì 12 settembre dell’ anno 1316. Uno dei neonati fu spedito in dono a Cane della Scala, che dominava allora in Verona. Il registro di un lale aneddoto si trova nel terzo libro dei Patti, e io lo trascrivo in annotazione, per ciò che potrebbe forse interessare taluno degli studiosi (i) Prejjo il lopvacciuto S»»redo, p»g. 65 e p«g. 66.