1280. 35 • premura di queste frasche .... ma non ve ne maravigliale .... e • ajulatemi, Rannusio mio caro, per lo poter vostro in questa cosa, • come nella maggiore e più importante, che possiate fare per me, • e pensate che io sia Epicuro, che abbia a fare tutta la vita sua • negli orti ecc. » E in un’ altra lettera (1), così parla delle piante straniere che aveva mandato a Murano per adornare il suo giardino : « Le sementi, che vi mandai, sono di ladano con le piante » degli aranci dolci. Quelle che fur mandate da Malta al nostro » frale di san Francesco, non furono del vero ladano : qui ne sono » molli monti pieni, i quali quando vi passai, rendevano un odore > gratissimo. » Ed appunto in questi giardini del Navagero veniva a deliziarsi talvolta il Bembo, e ne rende anche nelle sue lettere onorevole testimonianza, così a lui medesimo scrivendo : « Sono stato in que-» sto vostro piacevole suburbano quindici giorni concedutomi dal • vostro Rannusio con tale piacere, che m’incresce partirmene. » Ed olire a ciò è da notarsi, che in quell’età vi si recavano a diporto i più dotti uomini del secolo, e vi tenevano circolo di erudizione e di letteratura ; sicché innumerevoli sono le lodi, che si trovano nei loro scritti agli orti del Navagero, dei Comari, e di altri, che rendevano amenissima 1’ isola di Murano, e che oggidì perirono sen-z’ avere lasciato di sé nulla più che leggerissime Iraccie. Certamente a cagione di questa amenità, i vescovi di Tornello avevano fabbricato il loro palazzo in Murano : anzi, allorché Torcello si rendeva sempre più spopolata e se ne demolivano le abitazioni, e l’aria diventava ogni dì più insalubre, eglino vi fissarono stabilmente la loro residenza, nè si recavano alla loro cattedrale se non nelle maggiori solennità. Ma ciò, che sopra tutto rendeva celebre quest’ isola, e che le conservò tuttora qualche rinomanza presso le straniere nazioni, sono le sue fabbriche de’ vetri. Né qui mi occuperò ad indagare da (i) Leti. 17.