Llttnor IX, CV*0 ili. consiglio de’ savi gi'audi. Della quale commissione o collegio ci conservò memoria il Sañudo colle seguenti parole: « E fu falla in » questo tempo una cosa nolabile per le cose che accadevano a * prendere questa guerra cogli anconitani, cioè, avvenne, che fu » preso nel Consiglio, che inesser lo doge, i consiglieri, e venti • uomini della Terra la debbano trattare, e quello, che determine-» ranno, sia eseguilo. » L’ altro sbaglio del Darò è ancor più solenne del precedente. « Osservasi, egli dice, clic il doge, nel trattalo soscrillo dopo que-» sta guerra, stipulò in nome del gran consiglio e del comune di » Venezia. L’autorità del principe scemava di dì in dì. » die l’autorità del principe scemasse di ili in di, e clic la repubblica democratica corresse a gran passi verso l’aristocrazia, non mi oppongo : ma è falso poi, che il doge fosse diventalo quasi un semplice agente o mandatario del gran consiglio e del comune di Venezia, cosicché in nome di essi abbia stipulalo il trattato che fu soscrillo dopo questa guerra. E falso perché neppure nella progressiva Irasformazione aristocratica della repubblica veneziana fu ridotto il doge a tanta strettezza ili potestà : è falso, perché il trattato, di cui ho portato compendiosamente la sostanza e di cui può accertarsi chiunque lo voglia consultare nell’archivio pubblico, fu stipulato in nome del doge Giovanni Dandolo e della repubblica di Venezia. CAPO IH. Insurrezioni dell’ Istria. Non erano gli anconitani solamente, che tenessero occupale nella guerra le armate veneziane : 1’ Istria altresì con ripetute insurrezioni obbligavate nel medesimo tempo a combattere per sostenere i diritti e la sovranità della repubblica. Ilo già narrato, come nei secoli addietro le città di quella provincia s’erano a poco a poco assoggettate spontaneamente a Venezia, la quale in contrassegno