44 LIBRO IX, C\PO VI. il corpo sociale ; tuttavolta, coni’ egli medesimo continua ad osser-vare, « lo spirilo di uguaglianza rimase, e se negli ultimi (empi » coleslo spirito si affievolì, almeno le forme dell’uguaglianza erano » nel corpo aristocratico. » Altri avvenimenti notevolissimi del tempo del dogalo di Giovanni Dandolo ci sono ricordati dal Sanudo : un orribile tremuolo. avvenuto verso la sera del 17 gennaio 1282, ed una furiosissima inondazione, nel dì 20 dicembre 1284 : i quali disastri cagionarono danni incalcolabili, particolarmente il secondo, per la quantità delle merci clic rimasero guaste nei magazzini ove penetrò 1’ acqua inondatrice. Con particolare diligenza il Sanudo commemora le nuove monete che per ordine di questo doge furono falle coniare ; i barjat-tini e il ducalo d’ oro. Dei primi così egli lasciò scritto : « In questo » tempo furono falli stampare i bagaltini di rame, chiamati piccoli, » cioè, messe per ogni marca oncie 6 e mezza di rame e oncie una » e mezza d’ argento. Sicché vadano lire tre, soldi cinque, danari » quattro per marca. E che questi bagattini si spendano nella Terra » a ragione di dodici al soldo. » Quanto al ducalo d’ oro, di cui lutti gli storici nostri hanno fallo menzione, siccome il primo che si facesse da questo doge, il Sanulo ci conservò anche la memoria di un’ iscrizione sul marino, collocala nella zecca, da lui stesso veduta, benché dipoi vi fosse stala lolla, la quale tramandava ai posteri 1’ anno e il mese, in cui Giovanni Dandolo, aveva fatto coniare per la prima volta il ducato, lo porterò 1 iscrizione ; ma innanzi voglio premettervi le sue parole medesime : « lo mi ricordo » ( ed egli visse nel declinare del secolo XV, e buon tratto del XVI ) » d’aver veduto nella zecca un epitafio in marmo, che faceva men-» zione di questo, il quale poi per deliberazione fatta fu cavato e » più non si vide. » E tosto egli soggiunge il testo dell’ epìtafio, il quale diceva così :