UBRO XI, CAPO I. 'li Zaccaria da Pozzo (1), le quali opportunamente io trascrivo. ■ La città di Venezia vedendo, che alcuni plebei e gente vile pro- * posero di farsi prendere e avere uffizi e magistrati e reggimenti, » come se fossero gentiluomini naturali per lungo tempo, i veri » patrizi tra loro trattarono in segrelo di ragionare di provvedere » a questo e di voler serrare il gran Consiglio, sicché que’ che ri-» manessero quell’ anno fossero nobili perpetui del maggior Con-» siglio eglino e i loro eredi senz’ altro ballottare negli anni se-» guenti. E menavano la cosa in lungo, finché vedessero qualche • occasione opportuna come partilo pericoloso da entrarvi. Tandem » adunato un giorno il Consiglio per fare questo effetto, accade, » che avvisandosi Marino Bocco e Jacopo Boldo co’ fratelli, nipoti » e parenti, cioè barbani, che i gentiluomini erano adunati per • fare tal effetto, temendo d’ essere esclusi, come uomini ricchi e » di gran parentado; questi due come capi di fazione vennero con » molti seguaci in piazza e trovarono la porta del palazzo serrata. » E battendo fecero richiedere al doge di volere etiam eglino en-» trare in questo Consiglio e non essere esclusi. Onde messer lo » Doge mandò a dir loro, che non trattavano tal cosa, ma erano * congregali per altra cagione. Et eglino pur volendo entrare, ve-» duto il Doge, che niente giovava, ma che più tumulto si faceva » per quelli eh’ erano in piazza, deliberarono in quel Consiglio di » ingannare questi tali sediziosi coadunati e fare contro di loro ul-» timatum de potentia e farli tutti morire, o la maggior parte di » quelli. E mandarono a dir loro che saranno tutti chiamati per » tessera a cinque a cinque alla volta, e quelli che venissero bal-» lottati, rimarrebbono del gran Consiglio, e restarebbono su, e (i) Lo dice veneziano u. che morì a Pa- glio del traduttore del Darù (Capolago « dova molto vecchio del i5oo, parente di i83a, tom. II, pag. 357 ) nc* portare cote- Pietro Oliviero Drappiere.n Ed aggiunge sto brano medesimo. Egli o non intese o sull’autorità della cronaca di Pietro Dolfi- non lesse bene ciò che il Sanudo vi pre- no Barone, che « furono suoi commessarii mette, e credette di Pietro Dolfin que' » Stefano da Piacenza e Simonc di Pietro brano della cronaca, anziché di Zaccaria d* vi dal Cortivo. » Sul che uoterò uno iba- Pozzo, come è veramente.