270 LIBRO XI, CAPO XVIII. ritrovamento di essa, che per lui era stala eretta. Recenti indagini sulla pietra e sull'epigrafe si fecero, nell’ottobre del 1829, dal-1’ erudito e diligente amatore di archeologia patria, l’ingegnere marittimo, già altre volte da me lodato, Giovanni Casoni ; il (piale poscia del risultamento di esse diede informazione al chiarissimo nostro raccoglitore delle Iscrizioni veneziane, Emmanuele Cicogna, e colla sua diligenza porse argomento di correggere tutte le lezioni. che sino ad ora si conoscevano, dell’epigrafe da tanti e in tante guise alterata. Ed appunto dell’epigrafe mi viene ora da parlare. Non porterò qui ad una ad una tutte le differenti lezioni, che ne fecero i moltissimi, da cui è portata: quattro ne porterò solamente, perchè le più disparate e perchè quelle, su cui versano le dotte osservazioni del Casoni e del Cicogna. La prima di esse è, secondo il Sanudo, il quale, nelle Vite dei dogi, la dice espressa cosi fino al presente, ed egli, siccome ognun sa, toccò colla sua vita un lungo tratto del XV e del XVI secolo : Di Bnjamonte fu questo terreno E mo per lo suo iniquo tradimento Posto in comune per altrui spavento, Acciò lo veda tutti in sempiterno. La seconda è quella dello Stringa, il quale favoleggiando la raddoppiò con parole, che, al dire del Cicogna (1), « sono certn- * mente una giunta capricciosa di qualche scherzevol poeta ; • ma che sino al giorno d’ oggi si ripetono dal volgo e sono quasi passate in proverbio : De Bajamonte Tiepolo fu questo terreno E mo è posto in commuti acciocché sia (i) Iscrii venez., voi. Ili, pag. 3?.