anno 1291. 113 loro concittadini, perdettero anche quest’ ultima scala importantissima del loro commercio coll’ Asia e coll’ Africa. Pochi poterono sottrarsi da quell’ orrenda catastrofe : i quali, con chi potè salvarsi delle loro famiglie, s’ imbarcarono sulle navi nostre e ritornarono in patria. La cronaea di Marin Sanudo ci conservò i nomi delle principali, a cui più lardi fu altresì dato accesso nel maggior Consiglio ; ed egli stesso assicura di averne trovato memoria in una cronaca antica. Nove furono esse, le quali giovami nominare sulla lede di lui : Lion, Bondimier, Marmora, Benedetto, Brixiani, da Molin dal lion d' oro, Suriano, Brinzi, Buoniusegna. E così i veneziani, dopo di avere perduto quella porzione di sovranità, che avevano in Costantinopoli, la perdettero anche in ogni altra piazza marittima dell’ impero turco, nè più valsero a ricattarsene. Della quale perdita menar potevano amaro lamento colle parole medesime, con che ne deplorava i danni il mastro dello spedale gerosolimitano, Giovanni di Vile (1), e che qui voglio trascrivere. « Ora, egli diceva, i perfidi piccoli cani latrano e sono in • giubilo : i saraceni sono in gioia, perchè sia stata rovinata una • sì grande città e siansi perduti tanti cristiani. Per lo contrario, * non cessi il popolo fedele di piangere sulle sue sventure : ruscelli * di lagrime non cessino di bagnare le nostre guancie. Il dolore di • una pia compassione spezzi i nostri cuori. Piangete, figlie di Sion, * su di questa città diletta : le pupille de’ vostri occhi siano sempre (l) Con esse egli citimi»* la citala relazione. VOL. III. 15