1.Ili IVO XII, CAPO III. C A P 0 111 Nuove mosse di Bajamonte e de’ suoi colleglli. Dell’ importanza e dei vantaggi di questa magistratura ebbe solenni prove lo Stato, sino dai primordii della sua istituzione col-1’ avere saputo tener dietro diligentemente a lutti i passi dei congiurati, eh’ erano nell’ esilio, e particolarmente a quelli di Bajamonte, il quale nuove insidie macchinava contro la tranquillità e la libertà di Venezia. Egli infatti, dalla notizia dello scarso numero di nobili intervenuti al gran Consiglio, allorché fu pronunziata la sentenza di esilio contro di lui e de’ suoi complici, trasse argomento di lusinga, che il numero de’ suoi secreti fautori oltrepassasse la comune credenza ; e su questa lusinga egli appoggiò il fondamento di novelli tentativi per conseguire il suo intento. E vi sarebbe forse anche riuscito, se la vigilanza dei decemviri non avesse penetrato le sue secrete intenzioni e i suoi occulti maneggi. Per mezzo di fidati esploratori, il consiglio dei dieci tenne dietro a lutti i passi dei congiurati, e venne ben presto a conoscere, che Bajamonte aveva trovato aiuto e protezione presso Rizzardo da Camin, vicario imperiale in Trevigi, e presso alcuni nobili padovani ; e sì, che quasi tutti i congiurali, violando il loro giuramento, avevano tralascialo di Irasfcrirsi ai confini loro assegnali, ed anzi adoperavansi n tutta possa per arrivare alla mela dei loro rivoltosi disegni. A questo proposito giova ricontare qui la relazione di un esploratore, il quale, nel dì 1G aprile 1311, rendeva conto ai dieci savi di quanto aveva scoperto in Padova circa i movimenti del Tiepolo e de’ suoi complici. Accertava costui, essere stato Bajamonte a Padova nella casa di Tiso da Campo san Piero, avervi pranzalo ed essersi trasferito, dopo il pranzo, in compagnia di tutta la famiglia di Tiso, all’ abitazione di Albertino da Carrara, ov’ era stato concertato un convegno ; esservi intervenuti altresì Jacopo ed