92 LIBRO X, CAPO II. » nel castello di Marocco (1), dove stette tanto che fu fatto il doge; » e poi venne a Venezia. • E il doge fu fatto dagli elettori'consueti e secondo le regole stabilite in addietro, approvate e confermate' da tutte le elezioni, che avevano avuto luogo d’ allora in poi. Dunque non è vero, che il popolo proclamasse il doge Tiepolo, perchè rimanesse abolita la nuova forma di elezione : se ciò ne fosse stato il motivo, non si sarebbe quietato dalle sue pretese, benché partito da Venezia il Tiepolo ; ne avrebbe .proclamato un altro, ed avrebbe insistito, finché il trono ducale fosse stalo occupalo da uno eletto da lui. La tranquillila invece, con cui aspettò la scelta de’ consiglieri ordinarii, mostra palesemente, che il popolo voleva doge Jacopo Tiepolo. perchè ne apprezzava i meriti e ne stimava le virtù ; non già per altro fine di opposizione alle supposte mire del maggior Consiglio. Nè so intendere su qual appoggio abbia potuto affermare il Laugier, che il Tiepolo fu escluso dalla scelta, appunto perchè era voluto dal popolo. Dicasi piuttosto, eli’ egli non fu elello, perchè colla sua partenza da Venezia aveva fallo conoscere abbastanza chiaramente le sue intenzioni di non voler accettare quella dignità. Perciò i consiglieri volsero gli occhi loro sopra di un altro soggetto : e dopo essersi trattenuti chiusi nel palazzo dieci giorni, elessero a’ 25 di novembre del detto anno 1289 il doge Perazzo, cui altri dissero P/efro, Gradenigo, il quale allora trovavasi podestà e capitano in Capodistria (1). « Eletto costui in doge, narra il Sanudo, » furono armate dieci galere per pochi giorni, e mandato a levarlo ■ di Capodistria, venne ed entrò nel ducalo. Il quale avendo gran-» dissima divozione in santa Caterina vergine'e martire, per parte » presa nel gran Consiglio, ordinò, che l suo giorno fosse solenne-» mente in questa terra venerato. » (0 Castello, ch'è lontano tre miglia, circa, da Mestre, nel territorio appunto mestrino. (a) Marin Sanudo, frite dei dogi, ann. 1289.