282 LIBRO XI, CAPO XVIII. acciocché fosse intesa da tutti, piultostoché in latino, che sarebbe slata intesa appena dai dotti. Tuttavolta piaceini trascrivere anche 1’ epigramma sunnominato, tal quale si trova presso il Sanudo (1): Prodere conati Patriam, Patresque sodales, Et Rajamontis dilapidata domus. Proli scelus ! hoc primum Venetam devirginat Urbem, Nec futi haec talis crimine laesa * casus. Qui tamen impatiens sceleris dominante * remissi Jmtior nitrici pondcre * saevit ei (2). Dall’ avere parlato diffusamente della casa del Tiepolo, passo ora a dire di quella di Marco Quirini. Essa, come ho notato altra volta, contro il Darvi, che la disse in piazza di Rialto, esisteva dov’é oggidì il così detto stallone in campo delle Beccarie: la fabbrica dello stallone n’ era precisamente il palazzo. Gli storici ed i cronisti tutti ce 1 additano posta nella contrada ossia parrocchia di san Matteo di Rialto ; lo che non avrebbero potuto dire, se fosse stata sulla piazza di Rialto, perché ivi non era la contrada o parrocchia di san Matteo, ma di san Giacomo di Rialto. Ciò sia detto alla sfuggita, per far conoscere sempre più chiaramente 1’ ignoranza degli scrittori forestieri, che narrarono la storia nostra, e trassero nel- 1 inganno non solo gli stranieri, ma persino i nazionali, circa le cose nostre anche della minore considerazione. Questo palazzo adunque, eli’ era 1’ abitazione del procuratore Marco Quirini, detto nei libri antichi della cà grande, o della cà maggior, fu confiscato insieme con tutti gli altri beni di lui, per decreto del dì ultimo di giugno dello stesso anno 1310; e se ne (i) Luog. cit., pag. 5t>a. nosco nè intendo il significato ; seppur non (a) Egualmente si trovano presso il Sa- hanno relazione a qualche particolare va- nndo in questi tre ultimi versi gli accen- riante, nati asterischi, dei quali per altro non co-