ANNO 1310. 233 • spingendo un drappello de’suoi per la odierna calle laiya, acciocché tra lui e il suocero suo rimanesse investita in tre differenti punti la piazza. L’ animo per altro del Tiepolo incominciava a titubare ed a sentirne ribrezzo : effetto forse della straordinaria insistenza della tempestosa procella. Esitò egli quindi a muoversi, tosto che vide partilo il Quirini : si mosse poscia, ma con lentezza : si fermò più volte lungli’ esso il sentiero, clic doveva percorrere : scoraggiò in fine parecchi de’ suoi, che lo abbandonarono, e lasciò tempo al doge di conoscere tutti i fili dell’ ordita trama e di porsi sulla difesa a distruggerla. CAPO XIV. La congiura è scoperta. In un affare, a cui prendevano parte tante persone, non era stata commessa per verità veruna imprudenza : ma il governo, vigilantissimo ed oculato, aveva incominciato da qualche giorno a sospettare alcun che, senz’ aver mai potuto coglier nel segno. Ma la riunione dei congiurati nelle case di convegno, la sera del di 14, fu osservata da taluno, che ne diede conto al doge, il quale con-ghietturò ben presto lo scopo di quegli assembramenti, e contemplò senza lasciarsi atterrire 1’ altezza del pericolo che a lui e alla repubblica sovrastava. Già, sino da quando s’ era incomincialo ad averne un qualche, benché lontano, sospetto, egli aveva accresciuto il numero delle guardie del palazzo ducale, e vi aveva anche formato come un appostamento da poterle rinforzare all’ uopo. Ma quando ebbe avviso dei congressi di quella notte, spedì subito da un Iato pressantissimi ordini ai podestà di Chioggia, di Torcello, di Murano, acciocché sull’ istante accorressero con genti armate, e dall’ altro spedi esploratori a tener d’ occhio le case accennategli, acciocché potesse avere notizia di ogni più piccolo movimento dei congiurati. Nel medesimo tempo aveva fallo chiamare a sé i suoi