ANNO 1308. 209 C A P 0 V. Osservazioni sulla sentenza di scomunica e d’ interdetto, pronunziata dai legati apostolici contro i veneziani. Quale abuso enorme di poteri efcclesiastici e quale frammi-schiamento di es»i con temporali pene e minaccie ! E, diciamolo pure, quanto fiele amarissimo di vendetta non trasuda da ogni linea di quella sentenza, dettata dai rappresentanti del supremo Vicario di un Dio di pace e di carità ! Quanto più sarebbero state temute le scomuniche, e ne sarebbe stata rispettata 1’ autorità che le scaglia, se meno abuso se ne fosse fatto da questa, particolarmente nei secoli, di cui parlo ! Alcuno osservazioni vorrei qui esporre circa la sentenza, di cui ho portato finora il sunto, e che si può confrontare col lesto, che ne ho sottoposto in annotazione: lo farò con tutta brevità, e ne lascierò trarre ai miei lettori le conseguenze. I veneziani, sull’ appoggio di un contratto conchiuso con Fresco, il quale tuttora si trovava nel possesso della sovranità derivata nella sua linea dal testamento di Azzo, entrarono a difendere per sé i diritti ottenuti. E Fresco, tutore del proprio figliuolo, n’ era in possesso all' ombra di un vero e reale e notorio testamento ; laddove il marchese Francesco, che^gli e lo disputava, appoggia-vasi ad un codicillo, di cui non s’ è finora veduto mai nè 1’ originale nè la copia. Che ci entrava dunque il pontefice Clemente V ; che ci entravano i suoi legati ? Ci entrava, perchè Francesco ( dicesi ) gli e ne aveva ceduto il diritto. Ma lo possedeva egli questo diritto ? E supposto pur, che lo avesse ; quando lo cedette egli al papa ? Giammai. Tanto è vero che quando le truppe papaline entrarono in Ferrara, il popolo, che suol sempre stare dalla parte del più fortunato nell’ esito, dimenticò le acclamazioni fatte già pochi mesi addietro in favore di Folco e di Fresco, e fece applausi a voi,, m. 27