anno 1297. 125 E primieramente dirò dei servigi recati al Gran Signore dei tartari Gubilai Can, nell’ assedio di Siang-iang-fu, città del reame di ¡Mangi, la quale nel 1273, dopo cinque anni di assedio, fu costretta a cedere per la sagace industria guerriera, suggerita a quel-l’imperatore dallo studio dei tre veneziani Nicolò, Matteo e Marco Polo. La sua posizione fortissima, nella scoscesa valle dell’Àn-chiang e le comunicazioni de’ canali, per cui non rimaneva giammai sprovveduta di viveri, ne avevano reso inutile sì lungamente l'assedio. Ma dappoiché i nostri Polo suggerirono a Cubilai 1’ uso delle catapulte, sconosciuto sino a quel tempo ai tartari; ed eglino stessi ne regolarono le violenti manovre; non polerono gli assediali resistervi di vantaggio. Enormi pietre slanciate sulla città, infransero tetti, indebolirono case, schiacciarono abitatori e vi sparsero sì fattamente il terrore, che senz’ altra resistenza apersero spontanei al vincitore le porte. E quanto ai viaggi: due volte Marco Polo attraversò il territorio chinese, in qualità d’inviato diplomatico di Cubilai. La prima volta, circa il 1280, si diresse alla volta delle valli del Fen-o, del-l’Oang-o e del Vei-o, sino a Cing-tu-fu, odierna capitale del Se-ciu-an, ed inoltrossi nel montuoso territorio di lun-nan sino alle rive dell’ Iravaddi, nella ‘ provincia di Mien o di Birma. E poco dopo questa missione di Marco avvenne la marcia di Siancur nell’ lun-nan e la battaglia di Jong-ciang, in cui le truppe dell’ imperatore Cubilai trionfarono intieramente del re birmanno. Il secondo viaggio per la China fu nel 1285, lungo la costa marittima, od, a meglio dire, lungo il canale imperiale, che le corre parallelo, sino al porto di Tsiuan-ceu; donde poi si trasferì per mare al reame di Ciamba ossia di Tsiampa nella Cochinchina meridionale. Reduce il giovine Polo alla corte, dopo questa missione, sentirono i tre veneziani viaggiatori Matteo, Nicolò e Marco, ardente desiderio di rivedere la patria, cui da più di vent’ anni avevano lasciata : ne chiesero perciò permissione al gran Signore ed ebbero a somma ventura il poterla ottenere. Sul che ci porge interessante