anno 1309. 219 anche il marchese Francesco e suo cognato Galeazzo Visconli. Uscì questa moltitudine per hi porla di san Biagio e corse alla Giojosa ; ma rispinta dai saettalori veneziani, che di quella casa s’ erano impadroniti* fece un giro verso la chiesa di san Gabriele, sila nel borgo di san Biagio, e attraversando un ponte ed alcune ortaglie, giunse a chiudere ai veneziani la ritirala : poi s’avanzò ad assalirli nella Giojosa. Conoscendo questi di non potervi resistere, si diedero alla fuga ; ma, inseguiti dai ferraresi, altri perirono nel Po ed altri furono trucidati. Dopo, i ferraresi ritornarono lieti in città a compiere l’interrotta cena : nè I' avevano per anco compiuta, quando fu loro chiesto dai veneziani un salvocondotlo per potere estrarre dall’ acqua i loro morti. L’ottennero, e ne ricuperarono settecento, ai quali diedero sepoltura. Non perciò si disanimarono i vinti. Coslrussero una grossa nave, con un rostro in forma di grande aratro, sopra la quale alzarono varii castelli e vi posero sulla punta un fornello acceso. La fecero quindi calare per lo Po sino al ponte di san Giorgio, ed inoltratovi per di sotto il fornello, tentarono d’incendiarne le tavole c di strapparne le catene; ma i ferraresi appostali sul ponte medesimo li respinsero a furia di balestre. Si ritirarono allora i vene-zioni, senz’ avere potuto far nulla ; tranne che mandarono a picco una grossa nave dei ferraresi, la quale nominavasi la regina, ed era una delle conquistate in addietro ai mantovani. E per danneggiare vieppiù i loro nemici, tagliarono in varii luoghi gli argini del Po, particolarmente al Campo del Pero, poco al di sotto del monastero di san Giorgio( alla sinistra del Po di Marara. CAPO IX. Combattimento derisivo : sconfitta dei veneziani, 1 veneziani punto non cedevano alla scomunica : e intanto i mali di Ferrara si facevano di giorno in giorno maggiori. Il papa,