187 Imperciocché, Don solo nel nuovo edifi-zio si seppero riprodurre i pregi e le bellezze dell’ antico, ma s'i se ne tolsero quegli stessi difetti, da’ quali non aveva saputo o potuto guardarsi il primo suo autore; altri pregii s’ aggiunsero, e vi si recò intorno tutta quella maggiore eleganza e magnificenza ch’e-rano necessariamente richieste e dal naturale raffinamento del gusto , e dalla maggior perfezione a cui in questi ultimi tempi le arti sono salite, e che con idea veramente splendida e grande, avevano immaginato la Società e la sollecita Presidenza. E nel vero; che 1’ antico teatro della Fenice non fosse in ogni sua parte compiuto, e la critica avesse di che riprenderlo, ben lo di-cea quell’ angustia dei palchetti dei lati; il di-ceano quelle brutte logge proscenie del quar-t’ ordine, che certo per nulla non si chiamavano i forni, quella porta che quasi obbliata s’ apriva nel fianco della platea; quelle scale sì grandiose nel loro sorger dall’ atrio, ma eh’ indi quasi fuggivano e si nascondevano allo sguardo di chi pei corridoi le cercava. A questi scogli urtava e rompeva il Selva ; ma questi ben seppero schifare gli attuali archi-