228 LIBRO XI, CAPO X. » i» lui, li disse con voce alla, lasciati cercare, perciò lui irato con » uu piede gettò per terra esso Morosini. Onde tutti di Rialto lu-» multuarono e poi esso Quirini fu condannalo perciò dal Consiglio • delli Quaranta, e pagò la pena. » Ciò diede I' ultima spinta ai Quirini, perchè si determinassero a macchinare I’ eccidio del doge Gradenigo e di quanti avevano cooperato seco lui alle recenti calamità della patria. Marco Quirini, che se ne riputava benemerito, per avere perorato con suo fratello Jacopo ad impedire la guerra di Ferrara, considerò, sé essere stalo calunniato di tradimento, ned averne ottenuto soddisfazione; essere slato posposto al conte Doimo da Canal nella carica di consigliere ducale ; essere stato impunemente disonorato nel gran Consiglio, alla presenza del doge ; essere stato offeso altresi nella condanna inflitta dal consiglio dei Quaranla a suo fratello Pietro, insultalo senza ragione da Marco Morosini, signore di notte ; essere per tutto ciò compromessa la gloria della sua famiglia, una delle più onorate, delle più polenti, delle più ricche di Veneziane quindi risolse di vendicarsene a qualunque costo, dirigendo le prime sue mire contro il doge Gradenigo, « pronto, com’ egli diceva, a far » punire i Quirini e lento a prenderne le difese (1) : • ordì contro di lui e contro tutti gli altri, che avevano si palese inimicizia contro i Quirini, una congiura per ucciderlo o almeno per torre dalle suo mani la ducale dignità. Si persuase egli dover essere quest’impresa di non difficile riuscita a cagione dell’ odio, che il popolo nutriva contro Pietro Gradenigo, sì perchè innalzato al supremo grado della repubblica per mano dei consueti elettori, mentr’ esso aveva proclamato e voleva suo doge Jacopo Tiepolo, figliuolo de! doge Lorenzo, e sì perchè istigatore alla funesta guerra di Ferrara, da cui tante calamità èrano derivate recentemente allo stalo. Considerò d’altronde Marco Quiriai, sè non essere amato dal popolo, perché (i) Ved. il Te» tori nella sua dissert., altrove da me cit., la quale ha i! titolo: Il vero carattere politico di Bajnmonle Tiepolo.