126 LIBRO X, CAPO IX. racconto il sunnominato storico Rusticiano da Pisa, le cui parole irascrivo (1). « — Quando messer Nicolò, mcsser Matteo e messer Marco tanto stettero col Gran Can. come avete inteso, determinarono di tornarsene alla loro patria, e più volte ne chiesero commiato a lui, che però sì li amava e sì li teneva volentieri presso di sé, che non avrebbe loro data questa licenza per cosa del mondo. Or avvenne, che la regina Bulgara, moglie di Argon signore del Levante, morì, lasciando nel suo testamento che nessuna donna seder potesse nel suo trono ned essere sposa d’Argon, se non del suo legnaggio. Argon scelse tre de'suoi baroni, Oulatai, Apusca e Coia, e inviolli al Gran Can insieme a compagnia numerosa, a lui chiedendo che gli spedisse una dama, che fosse del legnaggio della defunta regina Bulgara. Vennero i tre baroni al Gran Can e gli esposero qual motivo li conduceva: egli li ricevette con onore e con festa, e mandò per una donna, che aveva nome Cocacin, giovane di diciassette anni c molto avvenente, eli’ era del legnaggio stesso della regina Bulgara; e disse ai baroni, che questa donna era quella eh’ essi cercavano. Risposero i baroni che a loro piaceva assai. » Tornò frattanto messer Marco dall’ Indie, molte novelle contando di quelle terre e come avea navigato diversi mari. I tre baroni, che videro messer Nicolò, messer Matteo e messer Marco, che erano latini e savi uomini, n’ebbero maraviglia; e pensarono di condurli seco nel loro viaggio, che deliberavano d’imprendere per la via del mare, riflettendo che troppo alla principessa sarebbe penoso quel lungo viaggio di terra; e tanto più che messer Marco conosceva i mari dell’ Indie, avendoli navigati, e ne conosceva pur anco le coste. Andarono quindi al Gran Can e gli chiesero in grazia, che li lasciasse tornar dalla parte di mare e che inviasse seco loro quei tre latini. 11 Gran Can accordò loro questa grazia a gran ■ (i) I viaggi di Marco Polo, scritti ila Rusticiano ila Pisa e tradotti da Vincenzo Lazzari ; Venezia, 1847, pag. 11 e scg.