— 117 — «Voi avete posto mano a queste pagine. Queste pagine sono vostre. Umilmente io immagino che le abbia scritte il vostro spirito con una penna d’aquila, tagliata e aguzzata dal filo di quella spada che è cinta dai due rami di lauro e di quercia per vostro emblema. «Non siete voi, miei compagni d’arme e di anima, non siete voi che, misti al popolo schietto, nella libertà deU’arrngo, avete sprigionato l’amo.e sagace dai cuori più duri e più miserabili ? « Colui che ha un solo occhio h«< veduto per tutti gli altri occhi : e tutti gli altri occhi hanno veduto per quell’occhio solo. E colui che è il compagno di tutti ha fatto a sua somiglianzà compagni innumerevoli. E il nome di compagno s’è rinnovellato come un virgulto che fiorisca e fogli ; s’ è candidato d’ innocenza : è ridivenuto la più dolce e la piò forte parola del linguaggio umano, una parola di comunione e una parola di coraggio, un legame dell’attimo e un suggello d’eternità. « E io che, durante la guerra, fui spalla contro spalla, gomito contro gomito col fante nella trincea, io che nel sommergibile, nella torpediniera, nel motoscafo armato fui spalla contro spalla, gomito contro gomito col marinaio ; io che nella carlinga volante fui spalla contro spalla, gomito contro gomito con l'aviatore, io non avevo ancor sentito co«) profondamente l'umanità di questa parola « compagno * come qui a Fiume. « E anche oggi, dopo un anno di vita co-