— 72 — verno italiano e presso la Conferenza non cessavano dal patrocinare, con una fede armata dei più netti argomenti, l’annessione, sempre l’annessione. Chi di voi non si ricorda del 26 d’aprile ? Due giorni innanzi, i nostri delegati avevano abbandonato con animo di vinti la tavola delle sorti dov’erano rimasti seduti fin dal primo giorno con animo di vinti. Ma il popolo italiano s’era sollevato ; ma la volontà nazionale alfine aveva parlato, aveva comandato. La vostra sollevazione fu la più fiera, la vostra volontà fu la più alta. Il vostro dolore e il vostro furore, contro il divieto iniquo, si indurirono in un giuramento così fermo che io posso mostrervelo di qui come inciso in una tavola di bronzo. « Il popolo di Fiume saprà far rispettare fino all'estremo la sua inviolabile volontà di essere unito all' Italia ». Fino all’estremo. Non era questo il vostro proposito vero? Ditelo. Non è questo, oggi, il vostro proposito vero ? Ditelo. C’era laggiù chi riempiva d’oro monetato le bigonce che noi avevamo riempito di sangue. C’era laggiù chi trattava un popolo vittorioso come una genia di mendicanti. E i mendicanti non si ribellavano ma tendevano la palma e si lagnavano molto sommessamente. Anche una volta la voce di Fiume fu animosa, fu disdegnosa. Sola si levò contro le rinunzie e contro i baratti. Confermò • il plebi-