— 27 — cittadini, vi si aggrappano da ogni parte, urlando, piangendo, stringendosi attorno al Condottiero, che è baciato in volto e sulle mani, da mille bocche. Il Poeta è come immerso in una vivente corona. Alle autoblindate, agli autocarri dei granatieri, si aggiungono cannoni, mitragliatrici ; decorrono reparti della Brigata Sesia, galoppano squadroni di cavalleggeri che, mandati a contenere la marcia, rientrano scortando il Comandante e salutandolo con le sciabole e le lance abbassate, in un turbine di àiòlà ! Il selciato della via scompare sotto il lauro gettato d'ogni parte, che impregna Paria dell’acre odore del trionfo. E d'ogni parte s*inneggia a Fiume e al suo Liberatore. Una selva di bandiere tricolori sfolgora sotto il sole radioso, come in un immenso arco di gloria, mentre la campana civica suona a festa ; e certamente la sua eco si ripercuote in tutti i cimiteri del Carso, in tutti i cimiteri del Grappa, in tutti i cimiteri del Piave e del-1’ Isonzo. Quanti erano i Legionari ? Nella notte di Ronchi il numero non ebbe alcun valore ; la forza e la volontà erano ispirate e sorrette da tutte le vibranti e misteriose potenze dell’ Infinito. Il 12 settembre 1919 le truppe che marciavano dietro il Comandante non potevano numerarsi. Non erano mille, nè diecimila, nè cento-mila : non erano cavalieri, nè benaglieri, nè artiglieri. nè arditi ; erano i cittadini, i poeti, i martiri.