— 118 — mime, dopo aver mangiato tante volte come voi il rancio, seduto su la stessa panca o in terra, dopo aver diviso con voi il pane e il sale, dopo aver marciato col vostro stesso passo, dopo aver cantato con voi le vostre canzoni ; anche oggi dopo avervi sentito per tanto tempo vivere in me, sangue del mio sangue, carne della mia carne anima della mia anima, anche oggi non posso chiamarvi compagni senza che il cuore mi tremi ». La voce è così commossa che tocca addentro tutti i petti. L’amore risponde all’amore, in un lungo grido affettuoso. Tutte le mani si stendono tutti i volti sono trasfigurati. Liberi e muovi « Non è la prima volta che io vi parlo così. Non è la prima volta che io cerco di convertire in chiara conoscenza il vostro sentimento confuso. • Tutti sentite di respirare sopra una cima della terra, e non volete discenderne per non menomarvi. Tutti vi sentite nuovi. Tutti vi sentite vivere nel medesimo respiro in una vita reale e in una vita ideale. Tutti sentite quando marciate con me verso il Drenova, o verso il Pro-slop, o verso il Luban, o verso Cantrida, tutti sentite che abbiamo un'atra mèta, più ardua e più lontana. Tutti sentite che marciamo insieme verso l’avvenire. • Siamo liberi e nuovi, non oggi soltanto, ma dal giorno in cui la nostra prima autoblindata