concilio di falsarii chiamato Conferenza per la Pace, ecco che il nuovo giogo ha un nome di libertà : Fiume « città libera ». Non vedete il buon truffatore Ruggero Go-thardi, a voi ben noto, fregarsi le sudice mani ? A Parigi, egli sembra il più diligente cooperatore di Tommaso Tittoni. Si tratta di un vecchio disegno cincischiato che da una parte c dall’al-tra è rimesso fuori con una certa aria di pulitezza e di comodità. Lo conoscete bene. Ora Fiume non può essere una città libera ma vuole essere una città dell’ Italia libera con tutta la sua terra, con tutto il suo mare, con tutto il suo arcipelago. Fiume è l’estrema custode italica delle Giulie, è restrema ròcca della cultura latina, e l’ultima portatrice del segno dantesco. Per lei di secolo in secolo, si serbò italiano il Quarnaro di Dante. Da lei s' irraggiarono gli spiriti dell' italianità per le coste e per le isole, da Volosca a Laurana. da Moschiena ad Albona, da Veglia a Lussino, da Cherso ad Arbe. Se Fiume divenisse città libera e non città della libera Italia, ogni impronta italiana scomparirebbe in breve giù giù per la riva orientale dell’ Istria e per l’arcipelago ; e la terra divota di San Vito avrebbe penato, lottato e sperato e aspettato invano. Voi lo sapete, voi lo sentite. L’istinto profondo della razza vi avverte che una falsa libertà è peggiore d'una servitù rivoltosa.